Il 7 ottobre 2023 2.500 terroristi di Hamas attaccavano Israele via terra, mare e cielo, a bordo di automobili, camioncini e motoscafi o utilizzando deltaplani.
Due valichi della Striscia di Gaza, Erez a Nord e Kerem Shalom a Sud, venivano clamorosamente violati dopo decenni di rigidissimo controllo.
Le località di Nir Oz, Be’eri e Netiv HaAsara e i kibbutz intorno alla Striscia venivano messi a ferro e fuoco.
Fu il più grande massacro di ebrei dalla Seconda guerra mondiale: 1.200 morti di cui 859 civili – quasi la metà giovani che partecipavano al festival musicale Nova-, 251 rapiti tra cui 30 bambini. Stupri ed esecuzioni efferate colpirono alcune delle comunità israeliane più vocate alla pace e alla convivenza con i palestinesi.
Dopo lo choc iniziale, la reazione di Israele è stata spietata. La Striscia di Gaza è stata di fatto rasa al suolo, con oltre il 90% di palazzi, scuole e ospedali distrutto o danneggiato. I morti calcolati dalle autorità sanitarie di Gaza sono quasi 67 mila, di cui 20 mila minori (secondo vari esperti internazionali si tratta di sottostime). Il 90% degli abitanti della Striscia ha dovuto abbandonare le proprie case ed è stato costretto a ripetuti spostamenti. Tra combattimenti, malattie e fame, la catastrofe umanitaria ha assunto proporzioni immani.




