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Ci sono vittime e almeno 400 feriti in Nepal dopo che le proteste contro la corruzione politica e la decisione del governo di vietare molti social media hanno portato a scontri tra i manifestanti e le forze di sicurezza. La gravità dei fatti – i peggiori disordini degli ultimi decenni – ha portato alle dimissioni del Primo ministro Sharma Oli e del ministro degli Interni Ramesh Lekhak. In migliaia hanno risposto all’appello dei giovani manifestanti che si definiscono la “Generazione Z” e si sono radunati per ribellarsi contro la scelta del governo di vietare 26 piattaforme, tra le quali X, WhatsApp, Facebook, LinkedIn e YouTube. L’esecutivo si è difeso, affermando che i social devono essere regolamentati per contrastare le fake news, l’incitamento all’odio e le frodi online.

L’articolo completo di Matilde Nardi su Repubblica

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