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Gorilla e scimpanzé hanno l’abitudine di raccogliere frutti leggermente decomposti, maturi al punto giusto, lasciati fermentare per qualche giorno sul terreno: mele e altri frutti che convertono i loro zuccheri in etanolo. Diventano cioè leggermente alcolici. Il piacere di una sottile ebbrezza – comune anche ad altre specie, ad esempio le vespe, capaci di tollerare quantità di etanolo enormi in rapporto alle loro dimensioni – affonda probabilmente le sue radici nella notte dei tempi. Proprio a dieci milioni di anni fa gli scienziati fanno risalire una mutazione genetica che ancora oggi permette a gorilla e scimpanzé di digerire l’alcol. Gli oranghi, che non hanno traccia del gene mutato, non apprezzano in effetti i cocktail della foresta e lasciano sul terreno i frutti caduti. E gli esseri umani hanno ereditato proprio da gorilla e scimpanzé il gene che permette di metabolizzare l’etanolo. Gli scienziati inglesi dell’università St. Andrews e del Darmouth College hanno osservato gorilla, scimpanzé e orango nelle foreste dell’Uganda. Sono stati i primi ad annotare l’abitudine dei primati di raccogliere frutta da terra (e a volte di rubarsela a vicenda). I ricercatori hanno anche coniato un nuovo nome per questa particolare forma di happy hour: scrumping.
Su Repubblica l’articolo di Elena Dusi
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