Bimbi nella casa nel bosco, la psicologa: «Meglio vivere nella natura che tra schermi e cartoni»

di solobuonumore

Bimbi nella casa nel bosco, la psicologa: «Meglio vivere nella natura che tra schermi e cartoni»

Nelle scorse settimane era emerso il caso di una famiglia con tre figli che viveva in un bosco in provincia di Chieti. Venerdì 21 novembre il tribunale dei minorenni dell’Aquila ha disposto il trasferimento dei bambini in una struttura protetta, sospendendo la potestà genitoriale. Una vicenda tornata di grande attualità proprio mentre a Trento si chiudeva, sabato 22, il Festival della famiglia, che ha visto tra i suoi relatori la psicologa e dottoressa di ricerca Ameya Canovi.

Qual è la sua opinione sulla vicenda?
«Non assumo una posizione giudicante. L’infanzia però va protetta tutta, non solo alcune sue parti. Esistono zone d’ombra come i bambini esposti sui social, spesso fonte di lucro per le famiglie. Mi sembra assurdo che per i piccoli che fanno skin care (“cura della pelle”, spesso postata sui social per pubblicizzare prodotti, ndr) nessuno si faccia problemi, mentre per bambini che vivono nel bosco si sia creata questa situazione. L’obiettivo era proteggerli ma questo sradicamento dal loro contesto, secondo me, gli creerà un trauma. L’infanzia va accompagnata, non strappata».

Ci sono dunque dei lati positivi?
«Sì, vivere nel bosco non è una scelta di comodo e per i bambini può essere stimolante. Di sicuro non vengono inghiottiti da schermi e cartoni animati, che danneggiano i rapporti familiari».

In Italia sempre più famiglie scelgono l’homeschooling, ossia l’educazione dei figli a casa anziché a scuola. Come incide sulla crescita e sullo sviluppo?
«Non credo si tratti di un rischio. Non sono tanto i contenuti a essere essenziali ma le competenze acquisite attraverso esperienze diverse, indipendentemente dal contesto in cui si vivono. L’altro lato della medaglia è la scarsa socialità, indispensabile in ogni fase della vita. In ogni caso è fondamentale che i risultati vengano verificati». L’intervista continua su corriere.it

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