La crisi politica in Nepal si aggrava di ora in ora. Dopo giorni di proteste violente contro il blocco dei social media e la corruzione, il bilancio delle vittime è salito oggi a 21 morti, mentre oltre 300 persone sono rimaste ferite, secondo stime ufficiali, che arrivano fino a 500 in alcune fonti.
I manifestanti hanno incendiato il palazzo del parlamento nella capitale Kathmandu. “Centinaia di persone hanno preso d’assalto il palazzo del parlamento e hanno appiccato il fuoco all’edificio principale”, ha dichiarato Ekram Giri, un portavoce dell’istituzione.
A lasciare il governo, in meno di 24 ore, sono stati anche tre ministri. L’ultimo, in ordine di tempo, è Pradeep Yadav, ministro per l’Approvvigionamento Idrico, che in un messaggio ha espresso “sostegno ai giovani della Generazione Z nell’opporsi alla repressione attuata dal governo”". Prima di lui si erano dimessi Ram Nath Adhikari, ministro dell’Agricoltura, e Ramesh Lekhak, ministro dell’Interno.
La polizia è intervenuta con la forza in diverse aree della capitale. Sebbene non siano state segnalate nuove vittime, la tensione resta altissima. L’aeroporto internazionale di Kathmandu è stato chiuso per motivi di sicurezza.
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