Nel 1993 Marwan Barghouti crede nella pace di Oslo, parla con gli israeliani, partecipa alle conferenze internazionali. Pochi anni dopo, tra l’assassinio del premier israeliano Rabin e l’espansione degli insediamenti dei coloni, tutto crolla: Barghouti passa dalla diplomazia alla resistenza armata guidando i Tanzim, il braccio armato di Fatah. Nel 2002 scrive sul Washington Post: “Non sono un terrorista, ma non sono nemmeno un pacifista. Non cerco di distruggere Israele, ma solo di porre fine all’occupazione del mio Paese”.
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