Quello che molti non dicono lo raccontano invece, e spassionatamente, i dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco: gli italiani che ricorrono a semaglutide e affini per perdere qualche chilo — pur non essendo né obesi né diabetici — sono un esercito. Non è una tendenza, è un boom: l’Aifa, l’anno scorso, ha registrato un più 78,7% sulla vendita con «ricetta bianca» degli analoghi del recettore GLP-1.
Il dato è eclatante ed è indicativo di una moda, non di una patologia, perché chi ha un acclarato problema di salute, usa la «ricetta rossa» del Ssn, trattandosi di farmaci costosissimi: per le iniezioni sottocutanee quotidiane o settimanali che fanno perdere l’appetito, servono dai 170 ai 300 euro al mese.
Ed è una moda semiclandestina che nessuno ammette né in pubblico né sui social perché ufficialmente questi farmaci non potrebbero essere prescritti a chi non rientra nelle poche categorie di pazienti per cui sono autorizzati. Tuttavia, basta fare un giro là dove circola «la gente che piace» — nella moda, nel design, nei corridoi della finanza e molto in quelli della politica — per scoprire che è tutto un passaparola, tutto un «provalo, è una meraviglia» e «funziona, fidati».




