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Il giorno nella vita di Abed Salama non è mai finito. Continua a sbattere sul muro che soffoca Anata, sulle libertà compresse, sul cromatismo umiliante dei documenti di identità che definiscono gli orizzonti del possibile, verde, il suo, il colore di chi è nato in Cisgiordania e lì solo può stare, blu, quello di chi può persino andare a Gerusalemme. “Se è cambiato qualcosa dopo il libro? Mi piacerebbe ma no, va persino peggio, su di noi incombe il Piano E1 dei coloni…”, fa lui, Abed Salama, seduto al tavolo accanto a Nathan Thrall, lo scrittore americano premio Pulitzer che ha fatto conoscere al mondo il suo dramma familiare.
Di Fabio Tonacci
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