Kiss the evil — Bacia il diavolo — è alle note finali. Gli ultimi colpi alla cassa e al rullante sono intermezzati da tonfi più forti che Julian Dorio, il batterista, non riconosce. I musicisti, disorientati, smettono di suonare. Le luci sono spente, tranne qualche faro che illumina il palco. Sparano raffiche. C’è panico in sala. Julian si butta sotto la batteria. Matt McJunkins, il bassista, si nasconde dietro una tenda con Eden Galindo, il chitarrista.
«Ma è l’espressione di Davey Joe (l’altro chitarrista, ndr) che ho davanti agli occhi», racconta Jesse Hughes, frontman degli Eagles of Death Metal, la band rock dalla California che il 13 novembre 2015 si esibisce al Bataclan quando tre terroristi fanno irruzione e uccidono 90 persone. Ora le luci sono accese. Joe rimane immobile, con la chitarra al collo. Osserva incredulo gli uomini armati fino ai denti sterminare ragazzi e ragazze che fino a qualche secondo prima ballavano e cantavano. «Corri, amico», gli urla Hughes, mentre scende dal palco e cerca la sua fidanzata, Tuesday. Oggi è a Parigi per il decimo anniversario della strage.




