È un nemico interno più forte delle minacce internazionali: la burocrazia, particolarmente ostinata nel settore della Difesa. Se mai il governo e il parlamento italiano dovessero decidere di aumentare la spesa militare, allora dovranno misurarsi con un doppio ostacolo. Da una parte gli uffici dei ministeri e degli stati maggiori che gestiscono il "procurement", ossia la procedura che definisce i requisiti per un nuovo mezzo, verifica la qualità dei prototipi e ne dispone la produzione in serie. Spesso è stata così lenta e farraginosa che al momento dell’entrata in servizio autoblindo e missili erano già diventati obsoleti, con uno spreco di centinaia di milioni. Oggi i vertici della Difesa italiana stanno cambiando queste regole con l’obiettivo di rispettare rapidità ed efficienza. Ma tutto nel nostro Paese poi passa per ricorsi e giudizi amministrativi intricati come foreste.

MBDA, l’azienda europea leader nei missili difensivi, ha iniziato le pratiche per aumentare gli spazi nell’impianto del Fusaro, alle porte di Napoli, prima dell’invasione dell’Ucraina. La compagnia quest’anno conta di assumere in Italia 300 persone, soprattutto ingegneri. RWM, la società italiana del gruppo tedesco Rheinmetall, ha raddoppiato la fabbrica sarda di Domusnovas dove si costruiscono bombe d’aereo ma anche i proiettili d’artiglieria per Kiev – : la struttura è stata completata nel 2021 con tutti i via libera, inclusa l’ispezione finale del ministero dell’Interno. Poi però è stato deciso che servisse una nuova valutazione di impatto ambientale e le pratiche sono ripartite da zero. Da quattro anni è tutto pronto e tutto fermo: l’occupazione prevista è di cento posti. Il problema è semplice: le aziende italiane ed europee del settore oggi sono sommerse di ordini e senza nuovi impianti i tempi di attesa per le consegne slitteranno molto oltre il 2030. Quando il mondo probabilmente sarà diverso

I Sentieri di guerra in video di Gianluca Di Feo per Metropolis. Montaggio: Lorenzo Urbani

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