Iran, alla maratona migliaia di donne senza velo: «Eravamo in 2000, non potete fermarci tutte»

di solobuonumore

Iran, alla maratona migliaia di donne senza velo: «Eravamo in 2000, non potete fermarci tutte»

Centinaia di capi scoperti. Centinaia di code, di trecce nere che ondeggiano libere. Bisogna scrutare con attenzione i video della fiumana che taglia il via della maratona di Kish per scovare un hijab. C’è qualche fascia che ferma frangette ribelli, qualche cappellino da baseball portato all’indietro, ma pochissimi i veli a coprire le chiome delle duemila iraniane che venerdì hanno preso parte alla maratona sull’isola nel Golfo Persico. «Una “immorale” la puoi arrestare, ma duemila non è così facile», ci scrive Ghazaleh, giovane professoressa di Teheran. Non ha partecipato alla gara che tanto ha fatto infuriare gli ayatollah e i loro seguaci, ma sono due anni che corre per le strade della capitale a testa libera. Dice: «Non sanno più come fermarci».

Gli uomini di Ali Khamenei, sorpresi e sconcertati dall’affronto senza precedenti, sui giornali di regime condannano la «scandalosa competizione», che qualche integralista indignato sui social chiama «Las Vegas della corsa». Confusi sul da farsi, i giudici fanno partire gli arresti. I primi a «pagarla» sono due organizzatori della maratona colpevoli di non essere riusciti a fare rispettare le leggi morali che governano la Repubblica Islamica. E balbettano: «Per dirla tutta noi avremmo avvertito che era fondamentale osservare le regole d’abbigliamento». Ma la procura di Kish non perdona: «È stato indecente il modo in cui si è svolto l’evento». L’agenzia di stampa ultra conservatrice Tasnim critica «l’assenza totale di controllo e il mancato rispetto dei codici a parte di un numero significativo di partecipanti».

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