“Mi hanno rubato la vita”, ha commentato Saviano, il quale dopo la lettura della sentenza ha abbracciato in lacrime il suo legale, Antonio Nobile, mentre alle loro spalle dall’aula partiva un applauso. “Sedici anni di processo non sono una vittoria per nessuno”, ha aggiunto, “ma ho la dimostrazione che la camorra in un’aula di tribunale, pubblicamente ha dato la sua interpretazione: che è l’informazione a mettergli paura. Ora abbiamo la prova ufficiale in questo secondo grado che dei boss con i loro avvocati firmarono un appello dove – sottolinea lo scrittore – misero nel mirino chi raccontava il potere criminale. E non attaccarono la politica ma il giornalismo insinuando che avrebbero ritenuto i giornalisti, e fu fatto il mio nome e quello di Rosaria Capacchione, i responsabili delle loro condanne. Non era mai successo in un’aula del tribunale in nessuna parte del mondo”, ha spiegato Saviano, che già dal 2006 vive sotto scorta per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi.
#tgla7




