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Se la carbonara avesse le gambe oggi salterebbe di gioia. A New Delhi il Comitato intergovernativo dell’Unesco ha detto sì: la cucina italiana entra ufficialmente nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Non un piatto, non il disciplinare di un prodotto, ma un modo di stare a tavola, di cucinare, di riconoscersi, di pensare al cibo.
È una prima volta storica: finora l’Unesco aveva riconosciuto singole specialità e pratiche gastronomiche – dal pasto gastronomico francese alla cucina del Michoacán, dal washoku giapponese al kimchi coreano, fino al borscht ucraino – ma mai l’intera cucina di un Paese.
L’articolo completo di Eleonora Cozzella su Repubblica
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