Risponde al telefono senza neanche lasciar formulare una frase, già immaginando l’argomento della conversazione: «Non posso rispondere a domande sulla dinamica dei fatti perché non c’ero». Reinhold Messner, l’alpinista recordman degli Ottomila e grande conoscitore del Nepal, ha ricordato con un post su Instagram le vittime degli ultimi giorni: «So cosa significa perdere qualcuno, il silenzio che segue, le domande senza risposta, il peso di non poter dire addio. Capisco il fascino delle montagne, la vastità, la solitudine, il senso di libertà che ti fa sentire vivo, indipendente, indomito, guidato solo dalle tue leggi, non da quelle che ti vengono imposte. Ma la vita è così: alcuni sono fortunati, altri no. Io sono stato tra i fortunati. Altri no. E in momenti come questi, i miei pensieri tornano sempre a mio fratello Günther». Insomma, il punto di vista di chi sa di cosa parla.
Conosce la zona dove si è verificata la tragedia?
«Sì, anche se non ho mai arrampicato in quella valle. Ci sono passato scendendo verso Kathmandu, è bellissima. Ma non conosco le “trekking peaks” (le vette sotto i 7mila metri considerate accessibili anche da chi non ha una preparazione estrema, ndr). Si tratta di gruppi turistici che fanno trekking, si acclimatano, fanno una cima normalmente di 6mila metri e poi tornano».




