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Da quando nacque il 2 gennaio 1998, con un parto in anonimato sono passati 27 anni. Soltanto venti giorni più tardi, Laura Bruno entrava nella sua famiglia adottiva, in un percorso che non ha mai vissuto come un segreto ma come parte della propria identità. Oggi, educatrice sanitaria ad Adelfia (Bari) e impegnata in una comunità psichiatrica, ha scelto di raccontare la sua storia per rompere i pregiudizi e dare voce a un diritto ancora poco conosciuto. “Il parto in anonimato è un diritto fondamentale che può davvero fare la differenza nella vita di una donna e di un bambino – dice Laura -. C’è sempre uno stigma profondo su una madre che non vuole, o non può, tenere quel bambino. Viene vista in modo negativo, giudicata. Ma non è così semplice. Ogni donna deve affrontare come meglio crede la propria scelta, che sia il parto in anonimato, l’adozione o anche l’aborto. L’importante è essere consapevoli che esistono delle alternative, che ci sono percorsi protetti e sicuri”.
Su Repubblica l’articolo di Vincenzo Pellico
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