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Da un lato, Piero Armenti, salernitano, il celebre creator de “Il mio viaggio a New York”, titolare di un’agenzia viaggi che propone tour esperienziali in giro per la Grande Mela, e non solo; dall’altro, Giuseppe Russo, volto de “Il mio viaggio a Napoli”, progetto fortunatissimo da milioni di follower, con tanto di successo nella “travel food experience” all’ombra del Vesuvio e, immancabile, l’apertura di una pizzeria in centro città.Il pomo della discordia? I marchi registrati e i format narrativi sarebbero troppo simili. Per questo, Armenti avrebbe chiesto l’annullamento dei nomi "Il mio viaggio a Napoli" e "My trip to Naples", registrati da Russo e, a suo dire, dichiaratamente ispirati alla sua idea, che sarebbe precedente a entrambi. Secondo i giudici, però, “l’espressione è descrittiva”. Vale a dire, “priva della forza distintiva necessaria a generare un diritto di esclusiva”.
Così, dunque, i marchi depositati da Russo restano validi. Ma non finisce qui. Il Tribunale ha infatti riconosciuto che il creator de "Il mio viaggio a Napoli" ha in effetti adottato modalità comunicative simili a quelle del concorrente. Un format, insomma, che prenderebbe spunto dal successo di Armenti, a cominciare da quell’incipit (“Amici del mio viaggio a NapolI”) che è effettivamente un calco del celebre “Amici del mio viaggio a New York!”, che Armenti usa dal 2015
L’articolo completo di Pasquale Raicaldo su Repubblica
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