A gennaio, ospite del conduttore radiofonico conservatore Hugh Hewitt, Trump aveva annunciato: «Credo di poterti dire che avremo presto… Sì… Avremo un nuovo capoarchivista». E infatti, poche settimane dopo, fu licenziata Colleen Shoghan, che ricopriva quella carica. Trump voleva punire la Nara, perché riteneva che quell’agenzia – partecipando alle indagini del Dipartimento di Giustizia sul caso dei documenti top secret da lui trattenuti illegalmente a Mar-a-Lago dopo il termine del suo primo mandato – avesse contribuito a una campagna denigratoria ai suoi danni (anche se, in realtà, Shoghan non c’entrava comunque nulla dal momento che era entrata in carica solo nel 2023).
Qualche giorno fa, per ragioni analoghe (e cioè per aver disubbidito all’ordine di soddisfare i capricci del presidente), è arrivata un’altra «decapitazione». La nuova vittima del vendicativo presidente — o di qualche zelante funzionario che ha agito per compiacerlo — è Todd Arrington, che dall’agosto 2024 dirigeva la biblioteca presidenziale intitolata a Dwight D. Eisenhower, che ha sede ad Abilene, in Kansas, la cittadina in cui il 34esimo presidente americano era cresciuto.




