Affari e pesticidi. La denuncia di Report che fa “tremare” il Prosecco

di Aurora

Affari e pesticidi. La denuncia di Report che fa “tremare” il Prosecco

Bufera sull’ultima inchiesta di Report trasmessa ieri sera su Rai3. Questa volta si tratta di pesticidi. Pesticidi in gran quantità trovati in quattro diverse bottiglie di Prosecco esaminate in laboratorio. L’effetto è dirompente, soprattutto, quando la scoperta riguarda anche il prodotto dichiarato ufficialmente biologico. La giornalista e conduttrice di Report, Milena Gabanelli, ha puntato il dito contro le colline del Prosecco. L’inchiesta, attesa già da tempo, ha confermato i dubbi su un territorio già nel mirino anche della prefettura, che ha istituito un tavolo permanente sul caso fitofarmaci dopo le numerose proteste fra le colline di Conegliano e quelle Valdobbiadene.

Ma ecco la cornice. Ci sono i coltivatori biologici con i loro vitigni contaminati dei prodotti chimici dei campi vicini. Poi ci sono le madri preoccupate per le scuole a ridosso dei campi. «In sei famiglie, due morti di tumore alle ovaie e due con endometriosi. E un altro tumore ai bambini. Qui è pieno di falde inquinate» ha raccontato Daniela Castiglione di Farra di Soligo. Un’accusa che ha provocato una reazione durissima di Innocente Nardi, il presidente del Consorzio Docg: «È allarmismo dannoso e falso, basato sul nulla» perché i controlli ci sono. E poi ci sono le associazioni di categoria che minacciano battaglie legali: il triestino Edi Bukavec, segretario dell’associazione di agricoltori Kmecka Zveza, chiede il riconoscimento dell’1 per cento dei profitti su ogni bottiglia di venduta: il nome Prosecco deriva infatti da una piccola frazione sul costone carsico del capoluogo giuliano, un lembo di area fondamentale per legare la denominazione Doc ad un luogo fisico e non più ad una vite, come stabilito dall’Ue nel 2008. Ma importante anche per impedire che il Prosecco possa essere prodotto dappertutto. Una volta trovato trovato l’omonimo paesino di “Prosecco” , secondo la Gabanelli l’operazione successiva dell’allora ministro all’agricoltura Luca Zaia è stato un decreto in cui si stabiliva che Glera (il vitigno autoctono) era sinonimo di Prosecco. L’accordo con gli agricoltori della zona  però prevedeva in cambio una bonifica della loro area per iniziare anche impiantare anche lì i filari. ma così non è stato. E i giuliani chiedono allora i diritti sul nome: «Non li avranno mai – ha detto Stefano Zanette, presidente del Consorzio di Tutela del Doc – questa grande messinscena non farà bene al nostro simbolo».

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