Milano, 2 gen. (askanews) – Uno degli scrittori più amati dal grande pubblico mondiale e un illustratore di fama internazionale, capace, con tratti semplici di restituire una gamma complessa di emozioni. Murakami Haruki ha scelto Emiliano Ponzi per illustrare il suo racconto inedito "Abbandonare un gatto", che esce in Italia per Einaudi in un’edizione che l’editore definisce "unica al mondo".
"Qui si parla proprio di qualcosa di molto intimo – ha spiegato Emiliano Ponzi in un’intervista esclusiva con askanews – sono i rapporti generazionali in una famiglia giapponese tradizionale che va dall’inizio del Novecento e fino ai giorni nostri".
Per la prima volta Murakami parla della propria famiglia e, in particolare, del rapporto con il padre, partendo proprio dall’atto, per molti versi drammatico, di abbandonare una gatta. Ma il racconto si muove in modo sottile, con discrezione giapponese, senza esplicitare ogni sentimento, e qui subentra il ruolo, decisivo, delle illustrazioni.
"Nella mancanza di interpretazione – ha aggiunto Ponzi, che per il NewYorker aveva già lavorato su una versione più breve del testo uscita nel 2019 – io ci vado a nozze, non essendoci un’interpretazione prescrittiva io posso immaginare. E’ quello che Barthes chiamava il ‘punctum’, io posso capire quello che fa entrare me in relazione con le immagini e illustrarlo. E così ho fatto per tutte le 21 tavole di Murakami".
Un’operazione che, ci ha assicurato l’artista, aveva l’obiettivo, grazie al colore e al tratto, di "entrare nella pancia di Murakami", allargando, come accade, la gamma emotiva del racconto. Con esiti che lo stesso scrittore giapponese ha subito approvato. "La forza di questo libro, a cui sento di avere dato un contributo sicuramente importante – ci ha confidato Ponzi – oltre alle parole di Murakami è proprio questa libertà di narrazione".
E l’aspetto forse più interessante è che l’illustratore, comunque, mette del proprio, attinge alla sua personale esperienza del mondo, per poi ricreare il mondo del racconto che scorre nelle pagine del libro. "Non riesco a prescindere da una narrazione che parte da qualcosa che è un fatto accaduto – ha concluso Emiliano Ponzi – e quindi per me la narrazione è provare a mettere quello che mi emoziona, ma anche tenendo presente che ci sia una cosa che deve costruire un ponte tra me e l’interlocutore, perché altrimenti non ho garanzia di successo se metto sul tavolo solo quello che emoziona me".
E su quel ponte, tra linguaggio e immagini, tra oriente e occidente, si incontrano due autori rilevanti, capaci di ridefinire in positivo la relazione tra la cultura e il mainstream.