ROMA (ITALPRESS) – Finisce con un rocambolesco 3-3 l’ultima giornata di Lazio e Verona. All’Olimpico continui ribaltamenti di fronte tra primo e secondo tempo danno vita a un pareggio, che accontenta i biancocelesti, definitivamente quinti in classifica davanti alla Roma. Gli uomini di Tudor chiudono a quota 53 punti in nona posizione. Quattro dei sei gol vengono siglati nella prima mezz’ora, sintomo di un campionato senza più obiettivi per entrambe le squadre. Ne consegue un match ricco di spettacolo, sin dal minuto numero 6: Lazovic controlla un cross di Faraoni e trova con facilità la testa di Simeone, bravo a sbloccare il risultato con un’incornata precisa. Doccia fredda per la Lazio in avvio, che evidentemente però non basta a svegliare gli uomini di Sarri. Il Verona quindi raddoppia i conti al 13′, questa volta ci pensa Lasagna: percussione e sinistro a baciare i due pali prima del definitivo ingresso in porta della sfera. Senza Ciro Immobile, i biancocelesti si affidano a Jovane Cabral, arrivato in prestito a gennaio dallo Sporting: anche con un pò di fortuna, il capoverdiano trova la prima gioia con la nuova maglia grazie a un tiro deviato al 16′. Sale di giri la squadra di casa, aumenta il baricentro e prima dello scoccare della mezz’ora ecco il pareggio: Felipe Anderson si accentra e col sinistro batte Berardi al 29′. Nell’ultimo quarto d’ora di frazione le due squadre prendono fiato e gestiscono il possesso, ma è la Lazio a partire meglio nella ripresa. Al 56′ Milinkovic stecca un colpo di testa piuttosto semplice per uno come lui, mentre soli 4 minuti più tardi – sempre il serbo – incorna in maniera decisa di pochi centimetri sopra la traversa. Il gol della provvisoria rimonta si concretizza al 62′: Felipe Anderson sfugge a Tameze, tiro deviato da Berardi e tap-in vincente del neo-entrato Pedro. Un’azione confusa e con qualche episodio dubbio (controllato dal Var) porta all’ennesimo pareggio al 76′: Bessa serve Hongla che deve solo appoggiare per il 3-3 conclusivo. Anche un palo nel finale con Acerbi fermato dal riflesso di Berardi, deviato appunto sul legno sinistro.
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