Le “Lezioni politiche” del Mondiale di calcio

di solobuonumore

Le “Lezioni politiche” del Mondiale di calcio

Le immagini dei calciatori iraniani che, in piedi e ben allineati, si rifiutano di cantare l’inno nazionale, fa il giro del mondo. L’inattesa vittoria dell’Arabia Saudita sull’Argentina di Messi. Le clamorose proteste della Gran Bretagna e della Germania

Sono un vero appassionato di calcio. Tifo Sampdoria da quando ero bambino a Genova, e ho seguito da sempre la nostra Nazionale. Pensate che i primi articoli li ho scritti una vita fa per il "Guerin Sportivo", diretto dal grande Gianni Brera. Quest’anno non siamo al Mondiale del Qatar, e come dice il caro Karl-Heinz Rummenigge, ex faro luminosissimo dell’Inter, «un torneo iridato senza gli Azzurri vale molto meno». Grazie campione, ma voglio aggiungere – non certo per contraddirti – che anche questo Mondiale senza l’Italia sta impartendo straordinarie lezioni politiche. Sì, avete capito bene amici che mi seguite: "Lezioni Politiche". Vado con ordine. Conosco come le mie tasche tutta l’area del Vicino Oriente, che frequento da una vita. L’altro giorno, quando ho visto i calciatori dell’Iran, rigidi e silenziosi in piedi, decisi a non voler cantare l’inno nazionale, mi sono quasi commosso. C’è chi ha detto: «Se non erano d’accordo, non dovevano partecipare al torneo». Errore gravissimo da cartellino rosso, perché il rifiuto di cantare l’inno ha raggiunto miliardi di persone nell’intero pianeta. L’assenza sarebbe stata facilmente manipolabile: una protesta e finiva lì. Invece quel rifiuto di cantare l’inno nazionale ha avuto un valore stratosferico. Come la vittoria dell’Arabia Saudita contro l’Argentina di Messi. E come la silenziosa protesta della Nazionale tedesca, con i giocatori in posa pre-partita con le mani sulla bocca per contestare i vertici del torneo, e quindi della FIFA, che non volevano alcun segno di protesta. Contraddetti dalla ministra tedesca che si è tolta la giacca per mostrare al braccio il simbolo ritenuto "vietato". Ogni gesto, anche il più modesto e fuggevole, è diventato immagine vincente. Come i calciatori della Gran Bretagna in ginocchio per protestare contro l’analoga restrizione cui erano stati costretti. Come giornalista curioso di natura e amante del calcio sono soddisfatto. Mai avrei immaginato di incantarmi molte volte davanti alla televisione per gustare le immagini che oggi valgono assai più di un resoconto scritto. E’ chiaro ed evidente che su questo Mondiale pesano le due emergenze che nel Vicino Oriente si stanno vivendo: la guerra e la brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, che l’Unione Europea e le istituzioni planetarie ritengono uno "Stato terrorista". Ahimè, è verissimo. Chi vi parla ha vissuto e seguito come inviato del Corriere della Sera ben 10 guerre nel Vicino Oriente e nel Nord Africa. Non ho mai avuto paura, ma confesso che se mi fossi trovato da solo, davanti allo sguardo feroce di Vladimir Putin, molti anni fa, nell’ufficio… ( di Antonio Ferrari / LaPresse/AP – CorriereTv ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/esteri/vicino-oriente/lezioni-politiche-mondiale-calcio/55ba3542-6e1b-11ed-9a2e-9215bb841eb8

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